domenica 1 gennaio 2017

Le Helenopóleis

Le Helenopóleis


La lettera L è connessa con la luce e il suo apparire. La ritroviamo infatti come iniziale proprio di lux, luce, e in greco “Hel-” forma due nomi interrelati tra loro, Helios e Heléne. Il primo infatti è Sole, mentre Aurobindo ci fa notare che la Elena cantata da Omero nell’Iliade corrisponde esattamente all’Ushas dei Rishi vedici, l’Aurora (cfr. The Secret of Veda, non ricordo i riferimenti).
Quindi Heléne sarebbe l’annunciatrice di Helios, il sole venturo. Andando a cercare il significato del nome Elena troviamo “torcia, fiaccola, brillante, splendente”, e ci ricorderemo di come il simbolismo dell’Aurora sia particolarmente presente e importante nei canti vedici.
E l’aurora ispirò la Mére quando fondò Auroville nel 1968, la “città dell’aurora”, che sembrava dover diventare la capitale spirituale del mondo. Col suo sogno di unità umana tutta rappresentata in un luogo, non risentiva ancora degli effetti sulle azioni e sulle menti di questo periodo di dissoluzione, di Lysis – ecco di nuovo la L –, che stiamo vivendo e che vuole che tutto sia frammentato e spezzettato. Adesso sembrerebbe più in accordo con questi tempi immaginare più aggregati, magari più piccoli e sparsi in ogni terra e cultura, tendenti verso l’unico centro.
E così come Auroville doveva essere la città dell’aurora, queste piccole aurore si rifletteranno e annunceranno l’imminente arrivo del Giorno.

A seguire un tentativo di trasmettere meglio l’immagine...


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Nella notte in cui tutte le vacche sono nere la Terra si presenta come avvolta da un manto di oscurità. Nessuna prospettiva all’orizzonte e l’alba sembra non dover sorgere mai. E questo precisamente perché si crede di essere in pieno giorno. Quando c’è la “luce”, seppure artificiale e fastidiosa, che fa male agli occhi anche se non pare, di quale altra ce ne sarebbe mai bisogno?
Sparuti ricercatori del Vero sono accovacciati al freddo, isolati. Grandi deserti separano gli uni dagli altri e la percezione è quella di essere soli o in quattro gatti.
Effettivamente non è che paia essere un gran galà...
Un timido pensiero emerge in una mente ancora non abbastanza disciplinata per riconoscerne l’origine e il momento. “Ma gli altri dove sono?”. “Ma gli altri, ci sono?”
Ma aspettavano tutti che la prima torcia si accendesse, e rimanevano al freddo e al buio, tutt’al più cercando di mantenersi in piedi in un mondo di rovine, ignari gli uni dell’esistenza degli altri.
Come in una scena da Signore degli Anelli, o in uno dei primi canti dell’Inferno di Dante, nel più completo buio una torcia si accende nella notte. Ed è piccola, distante, la sua luce trasmette ancora la paura di chi l’ha accesa, di sentirsi ad un momento vulnerabili, come un segnalare apposta la propria presenza al nemico, un volersi suicidare deliberato. Momenti eterni sembrano seguire quel gesto tutto sommato semplice; se non ora, non sarà mai più. È il momento della verità, è il momento di porre la domanda.
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..e finalmente un’altra torcia si accende! In lontananza, molto lontano, continenti a separarle. Ma comunicano, con la presenza! E a seguire, in altre zone, nell’oscurità più fitta, diverse fiaccole iniziano a rispondersi a vicenda manifestando la loro fioca presenza.
Non sanno niente l’una delle altre, ma riconoscono la chiamata a una vita più divina. Ogni Helenopolis differisce dalle altre, hanno esperienze diverse alle spalle, ma sono tutte sulla via dell’Unità.
È ancora tutto da costruire, ma finalmente una nuova fase è cominciata...